martedì 1 gennaio 2013

I miss India


Sono tornata in Italia da ormai un mese e il ritorno è stato molto burrascoso perchè da fine ottobre ci siamo trovati a correre a destra e a manca per fare le ultime esperienze di India e vedere gli ultimi posti che erano scritti nella mia lista.

Pensando a tutto quello che abbiamo passato e tutte le persone che abbiamo conosciuto posso dire che questa esperienza è stata veramente bellissima: ci ha fatto capire moltissime cose della cultura indiana che ci ha ospitato e ci ha dato modo di vedere diverse sfaccettature dello stesso grande paese. 

Non posso dirvi che l'adattamento sia stato tutto rose e fiori perchè per i primi 3 mesi sono stata in una fase di shock culturale che mi ostacolava nel cogliere gli aspetti positivi.

Fortunatamente dopo questo periodo, ad adattamento avvenuto, sono riuscita a migliorare anche gli scatti fotografici :)












Secondo me il rischio di una vacanza in India è andarsene prima del passaggio della fase di shock iniziale: penso sia una realtà molto complessa e forse solo dopo un paio di settimane si inizia a cogliere le sue mille sfaccettature nascoste da una coltre di sporco.

Consiglierei quindi, avendo la possibilità, di fare un viaggio di 3 settimane/1 mese così da adattarsi all'ambiente circostante.

Per far capire questo processo di adattamento volevo sottoporre alla vostra attenzione foto scattate da soggetti diversi: uno nel pieno del periodo di adattamento, l'altro che vive in india.

La percezione dei vari luoghi è totalmente diversa!


Il bello di Jodhpur
Il brutto di Jodhpur
Il bello di Pushkar
Il brutto di Pushkar
Il bello di Varanasi
Il brutto di Varanasi

Nel caso voleste andare in india consiglierei quindi di intervallare visite in città con momenti di relax in luoghi hippy o campagna: le prime settimane sarebbero forti e magari la prima impressione non sarà la migliore ma garantisco che l'India è un viaggio che rimane impresso e che quando ci si pensa fa sorridere.

Non avrei mai detto che adesso mi potessero mancare i richsaw e le mucche per la strada.

lunedì 31 dicembre 2012

In visita alla vera India: Aurangabad (parte 2)

io e +Britta Neugebauer 

Mettendo a posto il blog mi sono imbattuto in una vecchissima bozza di post mai completato, il seguito di QUESTA gita. Lo pubblico, senza troppi commenti, per farvi godere le ultime bellezze di Aurangabad: lo Zoo e il Mini Taj, dove siamo per la prima volta venuti a conoscenza di un indianissimo costume: fare le foto con gli stranieri, anche se sconosciuti, possibilmente "donandogli" i propri figli.






Emù







Tigre che fa la cacca

Tartarughe




Indiani che danno via i propri figli
io, +Britta Neugebauer e +Niklas Funk 

domenica 30 dicembre 2012

Scoprendo l'India: Serie TV - Outsourced


Dopo aver fatto il film hanno deciso che ci sarebbe stato abbastanza materiale anche per fare una serie TV, hanno quindi ripreso il film e fatto l'onomima serie televisiva: "Outsourced".
La serie è gestita esagerando gli aspetti culturali fino ad arrivare al demenziale... ma è divertente e riprende elementi reali della cultura e società indiana.

venerdì 28 dicembre 2012

La foto del giorno dopo: 27/12


Look indiano....un paio di braccialetti e orecchini!
I braccialetti sono uno dei simboli che le indiane utilizzano per sottolineare il fatto di essere sposate...questa sigmora deve avere un marito molto geloso!

lunedì 24 dicembre 2012

Giorno 12: concludendo con Delhi



L'ultimo giorno speso a Delhi eravamo quasi riposati visto che la giornata precedente - quella successiva alla visita ad Agra - l'avevamo spesa a fare uno shopping piuttosto rilassato.


Vie poco caotiche e trafficate, temperatura mite, gente educata... NO!



 
Alzatici di buona mattina, siamo saliti in macchina con il nostro nuovo autista, un altro nepalese che ci avrebbe portato in giro per le tappe che avevamo già concordato con il tour operator.
Contrariamente agli altri autisti avuti fino a quel momento questo si è rivelato essere piuttosto... indipendente. 

Ossia, più di qualche volta ha deciso che quel che contava non era tanto quel che volevamo noi ma quel che voleva lui. Oltre ad averci ripreso per essere stati in ritardo agli appuntamenti o non precisamente nel posto stabilito. Insomma, per capirci, un ex-militare molto raffreddato e che forse avrebbe fatto meglio a cercarsi un lavoro più consono al suo stile tipo, chessò, non avere per niente a che fare con altre persone.

Ad ogni modo, partiamo velocemente alla volta della Jama Masjid, la più grande e bella moschea di Old Delhi blablablabla-sempre le solite robe-blabla. 
Sarà che sono un po' risentito di com'è andata ma non ho un bellissimo ricordo della cosa.

Praticamente, quando siamo entrati ci hanno fatto pagare 300 rupie a testa, cosa che mi ha insospettito in quanto ricordavo piuttosto chiaramente che la guida dicesse che l'entrata era libera. Il bigliettaio comunque sembra piuttosto deciso, quindi pago ed entriamo.
Inizio ad armeggiare con il cellulare per verificare se su Internet non ci fossero indicazioni in merito e scopro rapidamente che avevo ragione io: non si paga l'entrata, si paga solo se si porta dentro una macchina fotografica.

All'entrata distribuiscono simpatici accessori moda per incrementare il livello di rispetto portato a questi luoghi, con il risultato che invece sembra di essere al circo



Il cancello del bigliettaio truffaldino alla Jama Masjid di Delhi


Visione d'insieme dell'edificio della Moschea nel complesso della Jama Masjid di Delhi

Completiamo la visita - che non mi sono goduto, presagendo l'incombente lotta - e vado diretto dal bigliettaio, intimandogli di restituirmi i soldi.

La cosa degenera velocemente: lui asserisce che io non abbia diritto al rimborso, mentre io insisto che ci ha fatto pagare a persona invece che per le macchine fotografiche (ne avevamo 2). 
Gli animi si scaldano e i toni di voce si alzano, finchè il tipo non mi spintona per rinforzare il concetto. Mio padre salta dentro sbraitando e un altro paio di custodi pure: la situazione si fa davvero animata. Io sono lì lì per saltare addosso a questo energumeno che sarà grande almeno due volte me, quando mi ricordo che ai piedi della scalinata c'è la polizia. 

Decido quindi di fare la persona civile e vado a chiamare i poliziotti, che prima discutono lungamente e poi decidono di mandare uno di loro con me - evidentemente quello che ha pescato la pagliuzza corta -. Il poveretto parla inglese ma è svogliatissimo: sale la scalinata, ascolta la versione del bigliettaio, ribatte con poche parole e poi viene CHIARAMENTE MANDATO A CAGARE, con il risultato che, colpito nell'animo, cosa fa? Se ne va, nel mio sconcerto più totale.
Lo raggiungo, gli chiedo dove sta andando e mi spiega che non può fare niente. Io sono furibondo e non so più chi insultare. 

I miei genitori mi raggiungono spiegando che il tizio ci ha restituito 600 rupie, ma io ormai sono fuori di me. Torno dai poliziotti e insisto che devono fare qualcosa perchè il tizio continua a far pagare tutti i turisti e non è possibile che bisogni alzare la voce e forse anche le mani per farsi ridare i soldi.
Finalmente colgono che voglio denunciare il bigliettaio e mi accompagnano alla stazione di polizia (a 50 metri) dove potrò registrare un FIR.

Vabbè, la taglio corta perchè ancora mi ribolle il sangue, fatto sta che avrò perso NON MENO DI UN'ORA E MEZZA nella stazione ad aspettare che l'inefficientissima polizia indiana mi A) consentisse di registrare sto FIR B) facesse venire, uno dopo l'altro, tutti gli ufficiali della stazione a parlarmi per chiedermi esattamente le stesse cose e C) trovasse una soluzione.

Soluzione che, alla fine della fiera, è stata farmi incontrare l'Imam della Moschea che, da persona molto educata e corretta che era, mi ha praticamente detto che siccome ho avuto indietro i miei soldi, potevo anche andarmene a quel paese e smettere di lamentarmi.

Insomma, evviva la giustizia - indiana e universale - e, IMPORTANTE, NON PAGATE PER ENTRARE IN QUELLA MOSCHEA E NON PORTATEVI LA MACCHINA FOTOGRAFICA.

Nel frattempo l'autista, che tanto era pagato lo stesso, ha continuato a rompere che dovevamo andare via in maniera così insistente che quando sono uscito dalla stazione di polizia i miei e Katia, che se l'erano sorbito per tutto il tempo, erano quasi rabbiosi quanto me. Cominciamo bene la giornata.

Subito dopo proseguiamo, a tappe un po' forzate data la perdita di tempo, verso il Forte Rosso, un complesso di palazzi che, dopo aver esplorato l'India, cominciano a sembrare un po' tutti uguali. Comunque, si tratta sicuramente di un luogo turistico che meriterebbe una visita se solo non fosse in una delle città più sgradevoli che mi è capitato di visitare - episodio precedente a parte -.

Un particolare delle decorazioni del Forte Rosso di Delhi


Per fortuna che la giornata è migliorata nettamente con la visita al Lodi Garden, una meraviglia che le guide non raccomandano ma che un amico ci aveva consigliato.

Si tratta di un parco ben tenuto la cui caratteristica peculiare è la presenza di stupende tombe Moghul immerse nel verde. Un luogo dove potersi finalmente rilassare, immersi nello splendore della natura e dell'arte.

Una antica struttura in rovina nel Lodi Garden di Delhi





Uno scorcio del Lodi Garden di Delhi con una tomba immersa nel verde


Lodi Garden decorations

Concludiamo poi la visita andando al celeberrimo Tempio del Loto, una struttura tra le più visitate al mondo realizzata dagli adepti della religione Bahà'ì, una religione basata sul principio che tutte le religioni del mondo non sono altro che versioni successive della stessa religione, di volta in volta rivelata con più chiarezza dai vari profeti Abramo, Maometto, Gesù, Buddha etc.


The Lotus Temple of the Bahà'ì Faith in Delhi

Insomma possiamo dire che Delhi è la città che meno ci ha affascinato dell'interva visita, più che altro per la scarsa accoglienza per i forestieri (anche per gli indiani non di Delhi): tendenzialmente tentano di fregarvi in ogni dove!