L'ultimo giorno speso a Delhi eravamo quasi riposati visto che la giornata precedente - quella successiva alla visita ad Agra - l'avevamo spesa a fare uno shopping piuttosto rilassato.
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Vie poco caotiche e trafficate, temperatura mite, gente educata... NO! |
Alzatici di buona mattina, siamo saliti in macchina con il nostro nuovo autista, un altro nepalese che ci avrebbe portato in giro per le tappe che avevamo già concordato con il tour operator.
Contrariamente agli altri autisti avuti fino a quel momento questo si è rivelato essere piuttosto... indipendente.
Ossia, più di qualche volta ha deciso che quel che contava non era tanto quel che volevamo noi ma quel che voleva lui. Oltre ad averci ripreso per essere stati in ritardo agli appuntamenti o non precisamente nel posto stabilito. Insomma, per capirci, un ex-militare molto raffreddato e che forse avrebbe fatto meglio a cercarsi un lavoro più consono al suo stile tipo, chessò, non avere per niente a che fare con altre persone.
Ad ogni modo, partiamo velocemente alla volta della Jama Masjid, la più grande e bella moschea di Old Delhi blablablabla-sempre le solite robe-blabla.
Sarà che sono un po' risentito di com'è andata ma non ho un bellissimo ricordo della cosa.
Praticamente, quando siamo entrati ci hanno fatto pagare 300 rupie a testa, cosa che mi ha insospettito in quanto ricordavo piuttosto chiaramente che la guida dicesse che l'entrata era libera. Il bigliettaio comunque sembra piuttosto deciso, quindi pago ed entriamo.
Inizio ad armeggiare con il cellulare per verificare se su Internet non ci fossero indicazioni in merito e scopro rapidamente che avevo ragione io: non si paga l'entrata, si paga solo se si porta dentro una macchina fotografica.
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All'entrata distribuiscono simpatici accessori moda per incrementare il livello di rispetto portato a questi luoghi, con il risultato che invece sembra di essere al circo |
Completiamo la visita - che non mi sono goduto, presagendo
l'incombente lotta - e vado diretto dal bigliettaio, intimandogli di
restituirmi i soldi.
La cosa degenera velocemente: lui asserisce
che io non abbia diritto al rimborso, mentre io insisto che ci ha fatto
pagare a persona invece che per le macchine fotografiche (ne avevamo 2).
Gli animi si scaldano e i toni di voce si alzano, finchè il tipo non mi spintona per rinforzare il concetto. Mio padre salta dentro sbraitando e un altro paio di custodi pure: la situazione si fa davvero animata. Io sono lì lì per saltare addosso a questo energumeno che sarà grande almeno due volte me, quando mi ricordo che ai piedi della scalinata c'è la polizia.
Decido quindi di fare la persona civile e vado a chiamare i poliziotti, che prima discutono lungamente e poi decidono di mandare uno di loro con me - evidentemente quello che ha pescato la pagliuzza corta -. Il poveretto parla inglese ma è svogliatissimo: sale la scalinata, ascolta la versione del bigliettaio, ribatte con poche parole e poi viene CHIARAMENTE MANDATO A CAGARE, con il risultato che, colpito nell'animo, cosa fa? Se ne va, nel mio sconcerto più totale.
Lo raggiungo, gli chiedo dove sta andando e mi spiega che non può fare niente. Io sono furibondo e non so più chi insultare.
I miei genitori mi raggiungono spiegando che il tizio ci ha restituito 600 rupie, ma io ormai sono fuori di me. Torno dai poliziotti e insisto che devono fare qualcosa perchè il tizio continua a far pagare tutti i turisti e non è possibile che bisogni alzare la voce e forse anche le mani per farsi ridare i soldi.
Finalmente colgono che voglio denunciare il bigliettaio e mi accompagnano alla stazione di polizia (a 50 metri) dove potrò registrare un FIR.
Vabbè, la taglio corta perchè ancora mi ribolle il sangue, fatto sta che avrò perso NON MENO DI UN'ORA E MEZZA nella stazione ad aspettare che l'inefficientissima polizia indiana mi A) consentisse di registrare sto FIR B) facesse venire, uno dopo l'altro, tutti gli ufficiali della stazione a parlarmi per chiedermi esattamente le stesse cose e C) trovasse una soluzione.
Soluzione che, alla fine della fiera, è stata farmi incontrare l'Imam della Moschea che, da persona molto educata e corretta che era, mi ha praticamente detto che siccome ho avuto indietro i miei soldi, potevo anche andarmene a quel paese e smettere di lamentarmi.
Insomma, evviva la giustizia - indiana e universale - e, IMPORTANTE, NON PAGATE PER ENTRARE IN QUELLA MOSCHEA E NON PORTATEVI LA MACCHINA FOTOGRAFICA.
Nel frattempo l'autista, che tanto era pagato lo stesso, ha continuato a rompere che dovevamo andare via in maniera così insistente che quando sono uscito dalla stazione di polizia i miei e Katia, che se l'erano sorbito per tutto il tempo, erano quasi rabbiosi quanto me. Cominciamo bene la giornata.
Subito dopo proseguiamo, a tappe un po' forzate data la perdita di tempo, verso il Forte Rosso, un complesso di palazzi che, dopo aver esplorato l'India, cominciano a sembrare un po' tutti uguali. Comunque, si tratta sicuramente di un luogo turistico che meriterebbe una visita se solo non fosse in una delle città più sgradevoli che mi è capitato di visitare - episodio precedente a parte -.
Per fortuna che la giornata è migliorata nettamente con la visita al Lodi Garden, una meraviglia che le guide non raccomandano ma che un amico ci aveva consigliato.
Si tratta di un parco ben tenuto la cui caratteristica peculiare è la presenza di stupende tombe Moghul immerse nel verde. Un luogo dove potersi finalmente rilassare, immersi nello splendore della natura e dell'arte.
Concludiamo poi la visita andando al celeberrimo Tempio del Loto, una struttura tra le più visitate al mondo realizzata dagli adepti della religione Bahà'ì, una religione basata sul principio che tutte le religioni del mondo non sono altro che versioni successive della stessa religione, di volta in volta rivelata con più chiarezza dai vari profeti Abramo, Maometto, Gesù, Buddha etc.
Insomma possiamo dire che Delhi è la città che meno ci ha affascinato dell'interva visita, più che altro per la scarsa accoglienza per i forestieri (anche per gli indiani non di Delhi): tendenzialmente tentano di fregarvi in ogni dove!