giovedì 13 ottobre 2011

Il ritorno del monsone

Ieri sono tornati i monsoni. ABBESTIA sono tornati!
Più o meno una cosa del genere (il video in realtà è di pochi giorni ma riflette perfettamente l'idea, anzi forse ieri pioveva pure di più)



Insomma, eravamo in ufficio quando siamo stati colti di sorpresa dalla lieta novella di massicci scrosci di pioggia dopo un periodo tutto sommato piuttosto gradevole, se non anche un po' troppo caldo.

Fatto sta che la sera, all'ora di tornare a casa dall'ufficio, ci siamo trovati piuttosto impreparati ad affrontare il viaggio in maniera adeguata, in particolare se pensate che io, nello zaino, ci porto ogni giorno il laptop.

Inizialmente abbiamo anche pensato di aspettare ma, verso le 22, c'eravamo anche un po' rotti e non accennava a smettere. Di risciò in giro neanche l'ombra e, per aggiungere all'atmosfera di festa, blackout totale in tutto Kalyani Nagar e Koreagon Park (i due quartieri dove si snoda la mia intera vita qui a Pune).

L'unica cosa da fare quindi era armarsi di coraggio e tornare a casa.

STEP 1: salvare il laptop. Io, anche se mi bagno, mi asciugo senza problemi; il computer potrebbe avere qualche problema in più. Ci dirigiamo (io e Britta, la mia coinquilina) in cucina e prendiamo i sacchi della spazzatura; avvolgiamo gli zaini (vedesi foto poco oltre); li carichiamo in spalla; partiamo; torniamo indietro scoraggiatissimi dopo un passo; riprendiamo coraggio; ripartiamo.


Piove tantissimo, è tutto buio e per terra le strade sono ormai torrenti impetuosi. Nell'arco di 100 metri siamo già zuppi e tira vento. Bagnati come siamo, fa un freddo boia. Sprono Britta a sbrigarsi per mantenere alta la temperatura corporea e per arrivare a casa ad asciugarci il più velocemente possibile, disperando già nella possibilità di una doccia calda a casa del black-out. Però penso che questo sarà comunque uno dei giorni in India che ricorderò meglio.

Ad un certo punto la strada fa una conca e vedo una macchina ferma in mezzo ad un lago, il motore spento. Non posso che immaginare la fatica del proprietario a bestemmiare contro tutte le divinità del pantheon Hindu.
Ad ogni modo, non si scappa, bisogna passare per di là. Inarrestabili entriamo nell'acqua alta fino al ginocchio, consci delle malattie che in essa stanno festeggiando un Natale anticipato. Abbandono ogni speranza di salvezza delle scarpe e vado. Ce la facciamo!

Arriviamo a 100 metri da casa e una macchina si ferma di fianco a noi, abbassa il finestrino e ci chiede se vogliamo un passaggio. Lo ringrazio dal più profondo del cuore, siamo veramente ma veramente fradici, infreddoliti e stanchi. Gli spiego comunque che ormai siamo arrivati, ma che apprezzo davvero il gesto.

Arriviamo a casa. Così:



Poi, guardo le scarpe con aria sconsolata: tolgo la soletta interna, vedo un disastro e capisco che questo è stato l'ultimo viaggio insieme...


Tuttavia, una nota positiva: alla fine da noi l'elettricità c'è. Grazie a Dio, doccia calda. Abbiamo vinto noi.

3 commenti:

  1. Porca troia! E il computer?
    effla

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  2. Tutto a posto, la cover goldonico-spazzaturiera ha retto alla perfezione

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  3. Figata! Mi ricorda un po' l'esperienza in Croazia!

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