venerdì 28 settembre 2012

La domenica del villaggio


Qualche tempo fa, dopo la nostra ultima visita, i nostri amici indiani ci avevano invitato al loro villaggio natio. Anche se per qualche tempo abbiamo rimandato, ad un certo punto l'insistenza loro e la curiosità nostra ci hanno spinto a provare anche questa nuova avventura. 

Un'esperienza che, devo dire, mi ha lasciato un po' perplesso...

Partiamo dal luogo: a tutt'oggi non ho particolarmente chiaro dove siamo stati (EDIT: ho provato a ricostruire il percorso di viaggio su una mappa. Se ho capito giusto siamo stati tipo QUI), ma A) ci sono volute 2 ore, tra risciò e macchina, per arrivarci e B) si tratta sicuramente di un posto dove voglio tornare.

Tra laghetti, risaie e colline verdeggianti, immersi nella natura e lontani dal caos della città, è forse uno dei posti più belli che abbiamo visitato.




L'inizio, come al solito, non è dei migliori, almeno se siete persone tranquille come me: appena arriviamo alla piazza centrale del villaggio notiamo che ci sono non meno di un centinaio di persone - si legga: l'intero villaggio - lì ad ASPETTARE NOI! Assurdo! Ma non doveva essere una cosa intima, tra amici??

E non basta: pare che quel tizio dall'aspetto poco raccomandabile, sudato e pieno d'oro, che mi stanno per presentare, sia un famoso politico di Pune, venuto per l'occasione! 0_o

Insomma, ci presentano, ci annunciano al megafono e comincia la festa.

Segno in testa, berretto di rito e giù a ballare al ritmo della tecno dedicata a Ganesha
Step 1: la preghiera. Ci portano a visitare il tempio locale, si dotano di campanelle e partono a cantare e suonare mentre io sono invitato a incensare Ganesha, che sicuramente dev'essere una divinità che ama il fracasso.

Turista navigato, so come muovermi: faccio girare il piatto nel modo giusto, porgo le offerte nel modo corretto e so che devo toccare i piedi del dio in segno di rispetto. 
La gente del villaggio apprezza e la confusione cresce.

Preghiera indiana in un tempio di Ganesha


Step 2: ballare. Si esce sulla piazza, parte IL TRATTORE, la musica viene sparata a palla e al ritmo della techno più atroce - i cui testi scopro comunque essere alquanto sacri - la gente comincia a dimenarsi. Neanche nei rave più psichedelici c'è un tizio sopra le casse, caricate su un trattore, che sventola una bandiera in maniera furibonda.



Io vengo invischiato in questa cosa mentra Katia, che si lamenta della discriminazione nei confronti delle donne, può rilassarsi all'ombra facendo bucoliche foto con signore in vestiti eleganti e bambini con l'abito della festa. Casomai quello che ci perde, con la discriminazione, sono io!

Per dovere di cronaca, anche il vestito di Katia riscontra ampio apprezzamento!



Una volta che mi estraggo dalle danze, il corteo inizia a muoversi. Stanno portano Ganesha al suo baldacchino, dove resterà fino alla fine del festival, quando verrà immerso nel fiume.

Insieme alla statua grande, dedicata all'intero villaggio, ogni famiglia carica la sua, così che benefici in qualche modo della preghiera comune.







I nostri amici. Per qualche minuto, li abbiamo anche visti
Finalmente si mangia. Ospitati nella casa natia del capofamiglia dei nostri amici - una capanna fatta di legno e argilla - gustiamo i cibi locali, sperando intensamente che non abbiano l'effetto distruttivo sul nostro colon che ci immaginiamo.


Finisce il pranzo e pensiamo di rilassarci, guardare un po' la natura circostante, fare una passeggiata e parlare amabilmente con i nostri amici. E INVECE NO.

Appena finito di mangiare, si riparte. Durata totale della visita, 2 ore.
Durate totale del viaggio, tra andata e ritorno, 4.

Qualcosa mi sfugge, ma il paesaggio dal finestrino mi distoglie dai pensieri confusi...


1 commento:

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