Magari qualcuno si lamenterà che c'è voluto un pochino (sarà un mese che sono andato), ma in fondo meglio tardi che mai. Ecco dunque un reportage - soprattutto fotografie e didascalie, altrimenti diventa un romanzo - di un vero matrimonio indiano al quale sono stato invitato a partecipare da un collega di lavoro - Lalit, lo sposo in questione.
Abbiate pazienza ma tenterò di essere breve perchè mi conosco e altrimenti va a finire che dico "lo faccio bene", poi viene troppo lungo, mi rompo e dico "vabbè lo divido in 2 parti" e poi la seconda parte non arriva mai perchè mi scazzo sapendo che sarà un lavoraccio da fare.
Una breve premessa va comunque fatta: doveva essere un viaggio di 6 ore, sono diventate 10 causa traffico, problemi di orientamento ecc. ecc. Il risultato è che siamo arrivati in leggero ritardo, ma ne riparliamo più avanti.
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Iniziamo sotto i migliori auspici: tutta la fila in fondo per me! |
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Pausa colazione dopo partenza in ritardo di un'ora e mezza su orario concordato che ci aveva obbligato a svegliarci alle 7 - coi maroni girati già di prima mattina - |
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Camion di canna da zucchero. Un consiglio all'autista: in caso di ingorgo, non ti fermare... |
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...altrimenti la gente si sporge dal finestrino e ti frega la canna da zucchero! (noi siamo stati morigerati, c'è chi gliene ha fregata una camionata!) |
Intermezzo: il paesaggio dal finestrino
10 ore di viaggio dopo
Vi risparmio la narrazione dell'epopea del viaggio, fatta di fame, caldo, nervoso, pipì, GPS e chilometri: andiamo al dunque.
Arriviamo che la tipica processione danzante da casa dello sposo al luogo della cerimonia è praticamente bella che finita perchè lo sposo ha raggiunto la meta. O meglio, lo vediamo che la raggiunge. E quindi riusciamo ad avvertirlo che ce l'abbiamo fatta e siamo in ritardo di sole 4 ore! (...).
Cosa fa lui? Invece di mandarci a quel paese FA FERMARE L'INTERA PROCESSIONE a tipo 5 metri dalla fine e FA ASPETTARE TUTTI finchè non saliamo in camera (pagata da lui) e ci cambiamo per partecipare almeno all'ultimo pezzetto. GRANDE LALIT!
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I tre italiani con i Kurta dei 3 colori giusti. VI GIURO CHE NON L'ABBIAMO FATTO APPOSTA!!! |
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"Quanti invitati ci saranno?" "Mah, secondo te quanti ce ne stanno in un campo da calcio?" |
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Lo sposo ci invita ad unirci al corteo: seguono doverose (dopo la gentilezza riservataci era il minimo!) danze all'indiana. |
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Non è che è arrabbiato; solo che gli indiani, in posa nelle foto, non sorridono (si veda anche oltre). |
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Prima parte della cerimonia vera e propria |
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Prime foto di gruppo di rito |
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2° Parte della cerimonia |
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Posto d'onore per gli ospiti internazionali (precedentemente annunciati UNO PER UNO PER NOME E NAZIONE dallo speaker) |
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Anche in India si tira il riso agli sposi, ma un chicco per volta... |
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Mega foto di gruppo finale! |
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Finite le cerimonie, il banchetto! |
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Il gelato fatto come una volta, grattando un cubo di ghiaccio e aggiungendo poi lo sciroppo (a qualche spezia...) |
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Approvato da iuccio |
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FOTO CONCLUSIVA! |
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Che altro dire? Indubbiamente è stata un'esperienza davvero interessante. Il primo ringraziamento va indubbiamente a Lalito (parentesi: il nome è Lalit, ma l'officiante continuava a cantilenare "Omma... Lalito... Serimonio..." e mi è suonato così bene che adesso lo chiamo Lalito) che ci ha invitato e ha contribuito sia alle spese di trasporto che a pagarci una camera d'appoggio solo per cambiarci e ovviamente cibo ecc. Il secondo va a Abhishek che ha organizzato il trasporto: magari non è stato dei più efficienti, ma è andata e quindi bene così!
Alcune note conclusive e forse ilari riguardano piccoli fatti curiosi, tipo che:
- ERAVAMO GLI UNICI IN ABITI TRADIZIONALI INDIANI (eh, grazie che ci tutti ci guardavano!)
- quando siamo entrati ci hanno annunciato all'altoparlante ("Dario, from Italy; Matteo, from Italy; Tali, from Canada" ecc.)
- la gente voleva fare le foto con noi e conoscerci/parlarci/anche solo starci vicino (davvero, alcuni che parlavano inglese ci hanno spiegati che altri ci volevano conoscere perchè eravamo i primi stranieri che incontravano... ma mica gente giovane!)
- ancora non ho capito di preciso quale fosse il papà dello sposo perchè ce ne ha presentati almeno 3 (suppongo si tratti quindi anche di una forma onorifica, dato anche tutto il toccare i piedi - simbolo di grande rispetto - di tali papà che precedeva la cosa)
- l'ultimo posto in fondo dell'autobus, così comodo all'andata, si è rivelato controproducente al ritorno quando, in notturna, abbiamo tentato di dormire - dato che il giorno dopo si andava direttamente a lavoro - e ad ogni buca io letteralmente volavo, con contorno di imprecazioni varie...
Post eccezionale, davvero, mitico.
RispondiEliminafinalmente un grande post! :)
RispondiEliminaAttendiamo la versione in inglese per i visitatori stranieri del blog: vai Katia!!!
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