Hawa Mahal (palazzo del vento) |
All'alba delle 7, dopo una nottata di nuovo con il condizionatore modello camion a disturbare il sonno, ci troviamo tutti (la famiglia è riunita) a fare colazione.
Mentre i miei scoprono le meraviglie dell'India guardando fuori dalla finestra - "Ooooh che traffico!" "Varda quanto onto!" ecc... -, gli spiego brevemente come sarà il viaggio.
Alle 8 siamo pronti a partire. L'autista è arrivato e quindi, si va.
Delhi, alle 8, è un caos. Il traffico, specie per chi va in direzione di Noida (una delle 2 principali zone produttive, nella periferia) come noi, è una variabile di cui tenere conto quando si pianifica un viaggio, perchè potrebbe facilmente far slittare i piani di 1-2-4 ore. Una volta, per andare ad un matrimonio, invece delle 5 ore pianificate ce ne abbiamo messe 10!
La strada verso Jaipur, una volta superata Delhi, è ottima: larga, nuova e senza buche e, per la maggior parte del tempo, priva di pazzi suicidi/cani/mucche che attraversano o riposano direttamente in corsia.
I miei genitori invece si godono il panorama. Siamo in aperta campagna, quindi non c'è molto; ogni tanto, lungo la strada, spunta un insediamento squallido e quindi i novelli turisti possono godere di un primo impatto con la realtà più degradata. Gli spiego che le città sono diverse, meno sporche e povere, ma anche io ci credo solo fino ad un certo punto.
Tralasciamo il resto del viaggio - a parte il fatto che l'autista ci ha fregato: ignorando la mia richiesta di fermarsi all'unico Caffè Coffee Day del tragitto, ci ha invece portato in un posto orrido e, soprattutto, carissimo, per il quale non ho esitato a minacciarlo di riferire al suo capo se mai ci avesse riprovato - e andiamo direttamente all'arrivo.
L'hotel (Umaid Bhawan) è meraviglioso. Io e Katia non ce lo aspettavamo così bello, davvero! Decorato con uno stile davvero caratteristico e rinnovato di fresco, ci fa immediatamente dimenticare tutto lo sporco visto durante il viaggio (e il fatto che sia un po' fuori rispetto al centro città e ai monumenti).
Mettiamo giù le valigie e ci sistemiamo un attimo, dopodichè si riparte immediatamente per non sprecare la mezza giornata a nostra disposizione.
Senza la guida, che ci avrebbe raggiunto il giorno successivo, decidiamo di non strafare e, su consiglio dell'autista - che si sente di dover recuperare, dopo la fregatura della mattina, altrimenti addio mancia! - visitiamo il City Palace, il palazzo del Maharaja di Jaipur.
Davvero bello, ne vale la pena. Unica pecca: piove, ma noi siamo attrezzatissimi e non ci fermiamo!
City Palace |
"City Palace, fatto. Domani: Amber Fort, Hawa Mahal e poi vediamo"
Torniamo in albergo, ma non prima di una gioiosa sosta a bere un caffè espresso, quando scopriamo che c'è un bar vicino a dove alloggiamo.
Per mangiare, siamo felici di scoprire che l'albergo è dotato di un ottimo ristorante, anch'esso riccamente decorato e con un'ottima varietà di pietanze. Iniziamo così a far scoprire ai miei genitori il cibo indiano e, tutto sommato, sembra andare bene!
La mattina successiva l'autista è in strada ad attenderci con la guida. Ci muoviamo velocemente: c'è molto da visitare. Problema: piove. Ma non pioggerellina. MONSONI. Tempo 10 minuti e la situazione diventa così:
Vabbè, amen. Come vi ho detto, siamo attrezzatissimi.
La fortuna però ci assiste e smette quasi subito. Va là che è andata bene.
Dopo poco arriviamo all'Amber Fort, un complesso difensivo costruito in stile piuttosto opulento dal Maharaja locale.
Perchè costruirlo così carino, se poi te lo rompono quando ti attaccano?
Semplice, perchè non ti attaccano.
Il fatto è che il forte è posizionato sopra ad una collina e per accedere bisognerebbe: A) superare i 4 km di mura B) riuscire a passare nella stretta valle tra le colline C) superare i laghi artificiali che fanno da fossato e riserva d'acqua.
Ma, soprattutto... bisognerebbe avere dei nemici. Pare che il Maharaja fosse un abile diplomatico, sempre in ottimi rapporti con i vari potenti dell'epoca: prima i Mughal e poi gli Inglesi.
Amber Fort |
La salita al forte si effettua tradizionalmente a dorso di elefante. Il prezzo della corsa in elefante all'Amber Fort è fissato dal governo, quindi i miei tentativi di contrattare per ridurre le 900 rupie necessarie sono stati vani. In compenso, l'autista chiede la mancia, ma potete comodamente fare a meno di dargliela, visto che sarebbe vietato. Se proprio vi sentite generosi, dategli 20 rupie (ne chiederà 100 a testa, fatevi una risata e ringraziatelo).
Vi garantisco che durante la salita mia madre non aveva quel sorriso (notare che l'elfante sballonzola tantissimo!) |
Ora, non sto a spiegarvi troppo del forte perchè non ha troppo senso, se non lo visitate. Sappiate però che il simpatico Maharaja, non avendo necessità di essere un esperto combattente o stratega per i motivi citati sopra, si era dato all'ingegneria, architettura e astronomia, andando quindi a progettare parecchi degli edifici all'interno del complesso.
Quello che vedete qui sopra, ad esempio, merita sicuramente una citazione. Partiamo dal fatto che in realtà è composto di due parti: quella inferiore, visibile dentro alle grandi arcate, e quella superiore, comprendente le due cupolette e l'edificio che le divide.
La parte inferiore è quella che veniva usata d'inverno. Il pavimento veniva ricoperto di spessi tappeti e, al centro, si accendeva un bel fuoco. L'intera sala è, all'interno, ricoperta di specchi; in questo modo il calore del fuoco viene riflesso all'interno e in questo modo si riesce a mantenere una temperatura ben più alta di quella esterna.
La
parte superiore veniva usata d'estate ed è completamente in marmo
bianco: riflette il sole verso l'esterno e resta sempre piuttosto
fresco. Le due cupole sono in realtà il coperchio di due enormi serbatoi
d'acqua, il cui scopo è duplice: 1) tengono fresca la struttura 2)
contengono l'acqua che viene fatta gocciolare sulle tende che sono poste
davanti all'edificio, a protezione del sole. Inoltre, la brezza che
viene da Sud, già rinfrescata dal passaggio sul lago artificiale fatto
costruire apposta, si rinfresca ulteriormente passando sulle tende umide
(e cosparse di essenze) e contribuisce a creare un piacevole ambiente
anche quando fuori ci sono oltre 40 gradi.
Birla Temple |
L'ultima visita della giornata, sebbene non presente sulla maggior parte delle guide e sconsigliata dalla nostra guida locale, è stata al Birla Temple, un tempio completamente in marmo bianco, fatto costruire dai Birla, una famiglia di ricconi che da decenni continuano a far costruire templi in giro per il paese, convinti che se dovessero smettere la cattiva sorte comincerebbe ad accanirsi su di loro. Il tempio è una specie di piccola oasi di tranquillità in una zona non proprio meravigliosa e, secondo me, vale bene una visita, quantomeno perchè è pulito e ben tenuto.
Prossima tappa: Pushkar
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