I più affezionati lettori si ricorderanno forse di QUESTO POST, dove ho descritto una delle mie prime avventure in India.
La mia visita a Lonavala era stata piuttosto tranquilla, funestata solo da qualche pioggia eccessiva ma tutto sommato non particolarmente caotica.
Questa volta però (Katia non c'era stata) è andata un po' diversamente: senza saperlo (o meglio, senza rendercene conto) siamo andati in un giorno facente parte del periodo di festa di Navratri, 10 giorni di celebrazioni in onore della vittoria di Rama sul demone Ravan e di Durga/Shakti sul demone Mahishasura.
Il decimo giorno, detto Duseehra, si festeggia con dei balli tradizionali che rappresentano i movimenti della battaglia, con dei bastoncini di legno decorati a rappresentare le spade.
Ad ogni modo, il risultato è stato che il posto era notevolmente sovraffollato.
Ma andiamo con ordine.
Ci svegliamo la domenica mattina alle 7 (già mi sale l'odio) e partiamo per trovarci in stazione con gli altri. Tempo di arrivare e scopriamo che:
- un amico che doveva venire è malato
- due amiche che dovevano venire hanno tirato un pacco micidiale visto che la sera prima erano andate a fare festa fino alle 4 (pur sapendo di doversi alzare prestissimo il giorno successivo)
- il treno che volevamo prendere era completamente pieno e quindi dovevamo prendere quello delle 10
Mi iniziano a girare un po' i cosiddetti.
Alla fine comunque ce la passiamo finchè non arriva il treno, un locale che per nostra fortuna non è particolarmente affollato, così riusciamo tutti a sederci.
Non ha senso descrivervi il viaggio, quindi ve lo racconto tramite immagini:
Geniale venditore di cianfrusaglie, con gancio per attaccare la merce alle maniglie e non stancarsi |
Gente che cammina tranquilla sui binari, in stazione |
Una volta arrivati in stazione (lentissimo il treno locale!), prima cosa da fare è mangiare: TOTALMENTE PER CASO - giuro - finiamo nello stesso esatto ristorante in cui ho mangiato la prima volta. Per fortuna che non è male.
Sfamati e caffeinati a dovere nel vicino Cafè Coffee Day (l'unico della città era a 10 metri da ristorante, sia Lode al Signore!), contrattiamo con i ricshaw-walla locali un prezzo da ladri - "eh ma c'è il festival, bravi furbi... cavoli vostri", pare che dicano - e via verso le cave!
Di nuovo, non molto da raccontare, ma per una volta è bello far vedere cosa sono i paesaggi, i luoghi e i personaggi che si incontrano per la strada:
Bello lui con l'ombrellino rosa, nel mezzo del nulla |
Arriviamo finalmente al festival, dove troviamo una marea di gente e di bancarelle che vendono le tipiche offerte che gli indiani portano alle loro divinità:
Polveri Colorate
Cocchi
Fiori
Per il resto, come vi ho detto, il posto era tremendamente affollato e il nostro autista di risciò ci avrebbe aspettato solo un'ora, senza sovrapprezzo - al sovrapprezzo già concordato, si intende -. Per cui su, via di buona lena per le scale, spintonando e venendo spintonati.
Alla fine della salita, le cave e un'altra marea di gente.
La visita si svolge piuttosto veloce e poi torniamo.
Questa volta tentiamo di visitare anche la diga, ma è davvero troppo distante per andarci a piedi e ce ne rendiamo conto solo a metà strada.
Fortunatamente, vicino c'è un parco con un tempio dedicato a Shiva. Ci andiamo e ci rilassiamo un po' in mezzo al verde.
Ci riposiamo una quindicina di minuti, guardiamo l'orologio e poi, insieme, decidiamo: si torna a casa.
L'India è in effetti un po' così: fai tanti piani ma metà vanno all'aria, e ogni visita è un'esperienza nuova, anche se ci sei già stato.
Se ci pensate, è un vero paradosso. Questa è una delle società più tradizionali che abbia mai sperimentato, eppure tutto cambia a ritmi pazzeschi...