lunedì 29 ottobre 2012

Ritorno a Lonavala, questa volta con festival!




I più affezionati lettori si ricorderanno forse di QUESTO POST, dove ho descritto una delle mie prime avventure in India.

La mia visita a Lonavala era stata piuttosto tranquilla, funestata solo da qualche pioggia eccessiva ma tutto sommato non particolarmente caotica.

Questa volta però (Katia non c'era stata) è andata un po' diversamente: senza saperlo (o meglio, senza rendercene conto) siamo andati in un giorno facente parte del periodo di festa di Navratri, 10 giorni di celebrazioni in onore della vittoria di Rama sul demone Ravan e di Durga/Shakti sul demone Mahishasura.
Il decimo giorno, detto Duseehra, si festeggia con dei balli tradizionali che rappresentano i movimenti della battaglia, con dei bastoncini di legno decorati a rappresentare le spade.

Ad ogni modo, il risultato è stato che il posto era notevolmente sovraffollato.
Ma andiamo con ordine.

Ci svegliamo la domenica mattina alle 7 (già mi sale l'odio) e partiamo per trovarci in stazione con gli altri. Tempo di arrivare e scopriamo che:

- un amico che doveva venire è malato
- due amiche che dovevano venire hanno tirato un pacco micidiale visto che la sera prima erano andate a fare festa fino alle 4 (pur sapendo di doversi alzare prestissimo il giorno successivo)
- il treno che volevamo prendere era completamente pieno e quindi dovevamo prendere quello delle 10

Mi iniziano a girare un po' i cosiddetti.

Alla fine comunque ce la passiamo finchè non arriva il treno, un locale che per nostra fortuna non è particolarmente affollato, così riusciamo tutti a sederci.

Non ha senso descrivervi il viaggio, quindi ve lo racconto tramite immagini:

Indiani attraversano i binari a piedi

Un treno affollato, in India





Un venditore ambulante espone la sua merce in treno in India
Geniale venditore di cianfrusaglie, con gancio per attaccare la merce alle maniglie e non stancarsi





Tipico paesaggio di campagna indiano

Indiani aspettano il treno vicino ai binari



Persone camminano come se nulla fosse sui binari del treno, proprio in stazione
Gente che cammina tranquilla sui binari, in stazione



Una volta arrivati in stazione (lentissimo il treno locale!), prima cosa da fare è mangiare: TOTALMENTE PER CASO - giuro - finiamo nello stesso esatto ristorante in cui ho mangiato la prima volta. Per fortuna che non è male.

Sfamati e caffeinati a dovere nel vicino Cafè Coffee Day (l'unico della città era a 10 metri da ristorante, sia Lode al Signore!), contrattiamo con i ricshaw-walla locali un prezzo da ladri - "eh ma c'è il festival, bravi furbi... cavoli vostri", pare che dicano - e via verso le cave!

Di nuovo, non molto da raccontare, ma per una volta è bello far vedere cosa sono i paesaggi, i luoghi e i personaggi che si incontrano per la strada:






Pecore in autostrada





Bello lui con l'ombrellino rosa, nel mezzo del nulla




Arriviamo finalmente al festival, dove troviamo una marea di gente e di bancarelle che vendono le tipiche offerte che gli indiani portano alle loro divinità:

Polveri Colorate


Cocchi

Cocchi che gli indiani offrono in dono agli dei

Fiori

Collane di fiori che gli hindu offrono alle divinità


Per il resto, come vi ho detto, il posto era tremendamente affollato e il nostro autista di risciò ci avrebbe aspettato solo un'ora, senza sovrapprezzo - al sovrapprezzo già concordato, si intende -. Per cui su, via di buona lena per le scale, spintonando e venendo spintonati.



Alla fine della salita, le cave e un'altra marea di gente.
La visita si svolge piuttosto veloce e poi torniamo.



Karla Caves durante il festival di Dussehra


Stupa buddista in un tempio scavato nella pietra




Questa volta tentiamo di visitare anche la diga, ma è davvero troppo distante per andarci a piedi e ce ne rendiamo conto solo a metà strada. 

Fortunatamente, vicino c'è un parco con un tempio dedicato a Shiva. Ci andiamo e ci rilassiamo un po' in mezzo al verde.


Primo piano di un idolo della divinità hindu Hanuman




Ci riposiamo una quindicina di minuti, guardiamo l'orologio e poi, insieme, decidiamo: si torna a casa.

L'India è in effetti un po' così: fai tanti piani ma metà vanno all'aria, e ogni visita è un'esperienza nuova, anche se ci sei già stato. 

Se ci pensate, è un vero paradosso. Questa è una delle società più tradizionali che abbia mai sperimentato, eppure tutto cambia a ritmi pazzeschi...

mercoledì 24 ottobre 2012

Giorno 10: Risciò a pedali a Delhi!



Ancora un po' scossi dall'esperienza di Varanasi, ci siamo poi diretti verso la successiva tappa del viaggio: Delhi. 

Finalmente possiamo esplorare la capitale dell'India moderna!

Il primo giorno è stato votato più che altro al relax e ad una visita leggera: Varanasi, calda e afosa, sporca e puzzolente, caotica e sovraffollata, ci ha veramente distrutto, sia fisicamente che emozionalmente.

L'albergo è in una vietta non particolarmente affascinante e la zona non sembra delle migliori, ma ha due fondamentali vantaggi: 1) è collocato molto bene rispetto ai luoghi da visitare e 2) costa poco nonostante sia appena stato rinnovato. 

L'interno è molto bello e ci rende subito felici della scelta, ma le camere sono ancora meglio!
Un bel letto grande, la camera pulita, aria condizionata a soffitto (silenziosissima), armadi capienti, televisore al plasma (vabbè.. non che fosse necessario), tavolino con poltrone per il the e un bagno ENORME.

E una grande finestra, coperta da una tenda. Una tenda sospetta. Decido di aprirla.
Ecco l'India: niente è mai completamente bello. La stanza è bella ma la vista... "fortuna" che il vetro è così sporco che quasi non si vede fuori... poco male, chiudo la tenda e abbiamo risolto.


Un ingrandimento per godere meglio della vista (e della mia faccia). Le macchie nere sulla parete di fronte sono schitti.
Messe giù le valigie è ora di mangiare e visto che l'albergo sembra carino e il ristorante è sul tetto, decidiamo di provarlo, sperando che dall'alto la vista sia un po' migliore.

E in effetti è così. Ma non solo: possiamo anche goderci uno spettacolo insolito. Siccome è il 15 di Agosto, quel giorno si celebra la festa dell'Indipendenza dell'India e a quanto pare uno dei passatempi preferiti è far volare gli acquiloni!



Mangiato (bene), decidiamo di dedicare il resto della giornata allo shopping.

Poco distante c'è questo poco, chiamato Connaught Place, che praticamente è una specie di centro commerciale all'aperto. Costruito dagli inglesi, è costituito da due cerchi concentrici di palazzi, con vetrine su tutti i lati. Davvero carino, anche se un po' tenuto male.



E, importante, dispone di ben 12 Cafè Coffee Day (nel raggio di 300 metri), la nostra catena di bar preferita.

Per raggiungerlo decidiamo di affidarci al risciò, ma questa volta il motore è umano! Il risciò a pedali è infatti un MUST a Delhi e, per 40 Rupie (60 centesimi), l'omino nella foto sotto ci ha portati TUTTI E 4! - non scandalizzatevi, sarà stato sì e no un chilometro e vi garantisco che è sopravvissuto -.



Dopo una lunga sessione di negozi, negozietti, ambulanti e bancarelle, di nuovo esausti siamo tornati all'albergo.

La vietta, vagamente losca di giorno, si presenta ora come una sorta di Las Vegas sui generis.


Torniamo di nuovo al ristorante dell'albergo per cena (eh, quando si mangia bene si mangia bene! E dovevamo ancora provare la carne...) e ci prepariamo ad andare a letto presto. Domani, infatti, tocca ad uno dei luoghi più conosciuti dell'India: 

Agra, la città del Taj Mahal.

Madre che studia entusiasta l'itinerario del giorno seguente

sabato 20 ottobre 2012

In giro per Pune: Agam Mandir Temple

 
Dopo un anno che ci troviamo a Pune non ci sono rimasti tantissimi posti da visitare... ma grazie all'aiuto di qualche amico indiano siamo riusciti a programmare qualcosa per il weekend.

Abbiamo quindi deciso di andare a visitare l'Agam Mandir Temple, un tempio Jain che si trova "poco lontano" (ovvero 45 minuti di viaggio) da dove abitiamo noi.

Dopo l'esperienza del Rajasthan e del tempio Jain in mezzo al nulla (link al post) vicino a Udaipur, abbiamo pensato che, se tutti i templi Jain sono come quello, anche questa sarebbe stata una bella visita.
Ci siamo quindi dati un punto di ritrovo e ci siamo mossi con due motorette e un risciò verso il tempio.


Dopo 45 minuti di traffico indiano, con le motorette impegnate a non perdere di vista il risciò che segnava la strada, ecco che si vede in lontananza qualcosa di promettente!

Questo luogo sacro è un complesso di più templi, tra cui i più interessanti sono uno piccolino bianco collocato in mezzo all'aqua e uno più grande all'interno delle mura (dove non era possibile fare foto).
E' interessante darvi qualche nozione sul Jainismo: questa filosofia insegna che ogni singolo essere vivente, dall'insetto all'uomo, è un'anima eterna e indipendente responsabile dei propri atti. 

Per questo non bisogna uccidere nessun essere vivente (nemmeno zanzare e scarafaggi: se un Jain vede che una zanzara lo sta pungendo, la scaccia via con un leggero sciò sciò, invece di ammazzarla!).

L'assoluta non-violenza arriva ad estendersi anche ai vegetali, con il risultato che persino molti tipi di verdura (tutti quelli che crescono sotto la terra) non possono essere mangiati. Alcuni arrivano persino a filtrare l'acqua allo scopo di non bere (e quindi uccidere) i micro-organismi che ci vivono!
Non si mangia, beve e viaggia dopo il tramonto ed invece ci si alza prima dell'alba: la luce del sole (e quindi del mondo) deve trovare l'uomo sveglio e vigile.

Il tempio Jain Agam Mandir



Agam Mandir Jain Temple



La giornata si è poi conclusa con un buon caffè nel nostro franchising preferito: CAFE' COFFEE DAY... dove l'espresso sembra quasi quello del bar!!