mercoledì 3 ottobre 2012

Giorno 8: Varanasi, la città sacra dei morti




Tutto è iniziato con un estenuante viaggio in aereo ci ha rubato un'intera giornata - visto che non ci sono voli diretti da Udaipur a Varanasi ci è toccato fare una sosta di 4 ore a Delhi. -
Se ci fossimo organizzati meglio avremmo cambiato il piano di viaggio spostando la visita a Delhi prima di quella a Varanasi.
Alla fine siamo arrivati in hotel tardi e praticamente l'intera settima giornata di viaggio l'abbiamo sprecata senza visitare alcunchè.

La mattina seguente abbiamo deciso di affidarci a google maps e incamminarci da soli verso il centro della città, tanto Varanasi è facile da esplorare (in teoria).

Ci sono tre elementi importanti da sottolineare:
  1. L'odore intenso e stantio di escrementi (bovini e non), rifiuti, smog e roba bruciata; 
  2. Il caos generale: nella parte antica le strade non hanno una vera logica e una volta entrati nel centro, vicino alle rive del Gange, la cosa peggiora ulteriormente; tutto il resto, seppur moderno, manca totalmente di qualunque pianificazione urbanistica funzionale e il risultato è un traffico senza fine.
  3. Il terzo punto, ma non per importanza, è una presenza di mucche che penso superi quella degli abitanti... questo perchè la città è considerata un posto sacro e ovviamente le mucche, animali sacri per eccellenza nella cultura induista, non possono che vivere qui!

Varanasi non ha veri e propri punti di interesse: l'esperienza vera è quella di "viverla", passeggiando per le stradine, schivando cacche, oltrepassando cumuli di spazzatura, osservando individui caratteristici vestiti di arancione con turbanti, evitando mandrie di mucche che ti passano di fianco, se possibile senza farsi nel frattempo investire da risciò e carretti vari.
Nella via principale che percorre la riva del fiume si possono comunque notare i famosi "Ghat", scalini che portano fino all'acqua e che ospitano rituali, preghiere, meditazioni, casalinghe che lavano i panni e persone e animali che si toelettano.



Ghat
Persone che si "lavano" nel Gange

Baba che fa la spesa

Mercato

Bagno in compagnia
Persona che si purifica
Il fiume Gange è considerato da tutti gli appartenenti alla religione induista veramente sacro: è di buon auspicio quindi avere la possibilità di farsi un bagno purificatore e sciacquarsi la bocca (probabilmente in modo da pulirsi anche internamente... tramite successive fortissime diarree).

La religione induista sottolinea inoltre l'importanza di morire a Varanasi così da garantirsi un passaggio sereno per la reincarnazione verso una migliore vita; ci sono quindi vecchietti che vanno a Varanasi quando si sentono pronti e attendono lì il loro giorno (come i gatti che vanno via di casa per morire). Diciamo quindi che sarebbe sconsigliato arrivare a Varanasi in treno in 3 classe perchè ci si potrebbe impattere in salme o vecchietti moribondi.

Dopo una mattinata di passeggio praticamente a caso per la città un negoziante si è offerto di farci da guida e di accompagnarci al "Burning Ghat" ovvero dove vengono celebrati i riti funebri.
Interessati ci avviamo verso questo posto estremamente sacro per gli indiani attraverso un groviglio di stradine... insomma non ci saremmo mai arrivati da soli senza una guida.
NOTA: ovviamente, essendo Varanasi una città molto turistica, è pieno di persone che si improvvisano "guide locali" per poi chiederti soldi per i più svariati motivi (non sempre direttamente come compenso per il tour, si veda sotto)
La prima guida che ci ha accompagnato al Ghat ad esempio ha voluto che finita la visita visitassimo il suo negozio di stoffe e visto che dovevamo fare shopping non c'è andata troppo male...


Foto di un Santone di Varanasi
Il Santone Fregone  - si noti la morbidezza delle curve data dalla buona alimentazione finanziata con le donazioni fregate ai turisti


Il secondo signore che abbiamo incontrato, il fantomatico "Santone Fregone" dell'immagine qui sopra, ci ha invece spiegato più in dettaglio l'interno processo del rito e ha poi voluto un'offerta per "comprare il legno per le persone povere che non possono permetterselo, dato che è un legno speciale che costa X centinaia di rupie al kilo e ce ne vogliono 40 kili per ogni cadavere e insomma non ne comprereste tipo 10-20-30 kili" - alla fine ne abbiamo "donato" 1 kilo -, ma visto che la spiegazione è stata esaustiva abbiamo deciso di dare un po' di soldi per la causa (anche se in realtà i soldi erano più una mancia per il tour).

Parte della visita consisteva nell'essere accompagnati al Ghat adibito al rituale della pira funebre, per vedere tutto ben da vicino e per osservare in particolare che nessuno piange o sembra triste: a differenza nostra, nella cultura induista il giorno del funerale deve essere un momento felice; è infatti vietato piangere alla cerimonia perchè ostacolerebbe il passaggio verso una nuova vita all'anima e, se non volete l'anima della zia per casa, sarà bene evitare lacrime e piagnistei o, come raccomandato dal prete, andarsene nel caso non sia possibile.
Il rito inizia con una processione a ritmo di tamburo, che si fa a piedi con la salma adagiata su una portantina portata a braccia, cantando nel frattempo "Ram Nam Satya Hai" (il nome di Ram è vero).

Una volta arrivati al ghat vengono svolte delle preghiere, viene lavato il corpo nell'acqua sacra del Gange e lasciato ad asciugare aspettando il proprio turno di cremazione.
Durante questo periodo di tempo un maschio della famiglia deve rasarsi a zero e bisogna comprare la legna per il falò.
Una volta arrivato il proprio turno gli addetti al posto predispongono il letto di legno, i famigliari porgono la salma e ci mettono sopra il legno pregiato comprato per l'occasione.
Il prescelto che si è tagliato i capelli va poi a prendere il fuoco sacro di Shiva "che brucia da millemila anni almeno senza mai essersi spento" (un fuochetto piccolo.. ho i miei dubbi che non si sia mai spento) e accende la pira.
Il corpo brucia per 3 ore e alla fine le ceneri "e le ossa del petto per gli uomini e quelle del bacino per le donne, che non si consumano" vengono buttate nel fiume.
Ci sono però anche alcune eccezioni al rituale: determinate categorie di persone non possono essere bruciate. Ad esempio i bambini, i morti per morso di serpente, i lebbrosi e le donne incinta e ovviamente i santoni; a questi viene legato un bel masso grosso, vengono portati in barca in mezzo al Gange e lì buttati in acqua.

Non è quindi così strano vedere cose galleggianti non identificate dentro al fiume. Tanto per capirci, ci sono persone pagate dal governo che passano le giornate a raccattare corpi a riva per riportarli in mezzo al fiume e lasciarli trascinare via dalla corrente.

Penso che vedere questa città dal fiume sarebbe stata un'esperienza bellissima, ma sfortunatamente non abbiamo scelto il periodo sbagliato: essendo il fiume troppo alto la corrente era fortissima e quindi le escursioni per i turisti erano vietate.

La chiazza nera in mezzo al fiume è una mucca (morta)
  
La sera siamo stati partecipi di un altro momento molto interessante; abbiamo infatti assistito alla Puja serale, ovvero la preghiera che si fa agli dei alle rive del fiume.
Ci sono vari Baba appostati che vendono varie cose da offrire agli dei e persone che vendono candele da mettere nel fiume...
Questo momento è molto bello perchè si vede il fiume nero pieno di luci arancioni che vengono portate via dalla corrente.




Finalmente, dopo la preghiera, anche noi turisti possiamo concederci un po' di riposo, dopo una giornata terribilmente calda, puzzolente e faticosa.

Il traffico infernale mette altri 30 minuti tra noi e una desideratissima doccia ma rende l'albergo ancor più "rifugio sicuro" per le nostre stanche membra; non sarà bellissimo, ma è comodo, c'è l'acqua calda (se richiesta 20 minuti prima) e l'aria condizionata - rumorosa ma funzionale -. E il ristorante, magari non proprio gourmet, è tranquillo e confortevole, con il cuoco che puntualmente ci chiedeva A) se volessimo birra, dato che l'albergo non la offriva e quindi il margine di 50 rupie a bottiglia se lo intascava lui e B) se volessimo qualcosa di specifico da mangiare per il giorno dopo, in modo da poterlo andare a comprare (tipo le 15 insalate di frutta che abbiamo mangiato in 2 giorni, nonostante in albergo non ci fosse mezza mela).

E domani? Saremo di nuovo a Varanasi. Prepariamoci spiritualmente.

1 commento:

  1. Orco signore!
    Nonostante la sapessi già la storia dei morti per peste buttati nel fiume continua a sconvolgermi O_O

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