La seconda giornata spesa a Varanasi è iniziata MOLTO PRESTO, nel tentativo di vedere la Puja mattutina dei Saddu (santoni).
Tuttavia NON abbiamo fatto in tempo e quindi le divinità locali, dopo le preghiere dei Saddu, hanno ricevuto un certo ammontare di invocazioni anche da parte nostra.
Ad ogni modo, dopo una seconda sessione di Burning Ghat (il luogo di cremazione dei morti - ci tenevo proprio) abbiamo deciso di spendere la giornata in attività meno provanti e più classiche: visite ai templi, passeggiatine in città (non per vicoli stretti!) e musei.
Prima tappa, il famoso Tempio di Vishwanath, il tempio d'oro dedicato a Shiva.
Collocato in un vicolo strettissimo e fortemente presidiato dalla polizia, scopriamo che per accedere bisogna A) mostrare il passaporto B) lasciare tutti gli effetti personali in un armadietto e C) fare una fila bestiale. E siccome da fuori non sembrava niente di che... non siamo entrati. Toh!
Subito dopo la nostra guida ci ha rifilato la sola del giorno, portandoci a casa di un suo amico "per un the"; amico che, GUARDA CASO, ha colto l'occasione per mostrarci il suo negozietto di profumi ed essenze.
Stavolta quantomeno l'abbiamo presa con filosofia e abbiamo passato un po' di tempo a sniffare profumi curiosi ed insoliti: erba, peperone, cetriolo, mirra, cedro e via dicendo. I miei hanno comprato un paio di bottigliette e via! (mio padre entusiasta ha comprato l'essenza d'oppio... gli anni '70 ruggiscono ancora forte in lui!)
Dopo la colazione in albergo - visto che era compresa nel prezzo, perchè rinunciare - siamo andati a visitare l'Università di Varanasi, di cui sinceramente non frega niente a nessuno ma ci si va perchè c'è un notevole tempio di Shiva (vedi foto sotto).
L'Università poi, diciamola tutta, è piuttosto carina dato che si tratta di un enorme campus immerso nel verde in ottimo stile inglese.
Fatta anche questa, tocca la seconda sola: andiamo a vedere il quartiere musulmano, dove si fila ancora a mano o con telai-che-da-noi-manco-nel-19°-secolo il tessuto per i Saree, inclusa la tessitura e ricamatura di trame d'oro nelle stoffe.
La sola ovviamente consiste nel fatto che la visita dura forse 10 minuti e poi ti portano nel negozietto a fianco a vedere (e possibilmente comprare) i prodotti finiti.
Stavolta sgattaioliamo velocemente via, con una certa delusione sia del negoziante che della nostra guida che evidentemente così ci perde la provvigione - e la mancia, infame! -.
Torniamo in albergo per il pranzo un po' demotivati.
Nella speranza di raddrizzare la giornata decidiamo velocemente per la tappa successiva: Sarnath.
Sarnath è un paesino a 30km da Varanasi famoso per due motivi principali:
1) La Stupa Dhamek, un enorme monumento in mattoni senza finestre, porte o, comunque, stanze per cui le prime due potrebbero servire. In pratica, un cumulo di mattoni.
A dirla tutta, PRIMA doveva essere molto bello, almeno finchè Aurangzeb, l'ultimo dei grandi regnanti Moghul (i potenti dominatori musulmani dell'India, quelli del Taj Mahal, tra le altre cose) non conquistò Sarnath e, in un impeto di "tolleranza religiosa", la distrusse completamente. Tranne ovviamente per quell'enorme blocco di mattoni che sfido chiunque a buttarlo giù!
Ad ogni modo, rotta o non rotta, brutta o no, è un luogo estremamente sacro per il Buddhismo, uno dei quattro più sacri al mondo, per la precisione!
Qui il Buddha recitò infatti il suo primo sermone dopo aver ottenuto l'illuminazione, il Dhammacakkappavattana Sutta o "Mettere in moto la ruota del Dharma":
Il Buddha mette in guardia i monaci nel perseguire uno dei due estremi: mondani piaceri sensuali - l'Edonismo dei non credenti - o dolorose auto-mortificazioni - l'Ascetismo degli Hindu - e fa riferimento al percorso che può evitare questi estremi: la "Via di Mezzo", ossia quello che poi diventerà il Buddhismo.
Il Buddha afferma poi che la via di mezzo che ha comportato il suo risveglio consiste nel perseguire una "Nobile Ottuplice Sentiero":
Il Buddha afferma poi che la via di mezzo che ha comportato il suo risveglio consiste nel perseguire una "Nobile Ottuplice Sentiero":
- Retta visione
- Retta intenzione
- Retta parola
- Retta azione
- Retta sussistenza
- Retto sforzo
- Retta presenza mentale
- Retta concentrazione
Dopodichè, identifica le seguenti "Quattro Nobili Verità":
- La sofferenza (dukkha) consiste nella nascita, l'invecchiamento, la malattia, la morte, stare con ciò che è spiacevole, essere separato da ciò che è piacevole, non ottenere ciò che si vuole, e "in breve" i cinque aggregati-di-attaccamento (pancupādānakkhandhā).
- L'origine della sofferenza (dukkhasamudayo) è il desiderio (tanha): per i piaceri sensuali, l'esistenza e lo sterminio.
- La fine alla sofferenza (dukkhanirodho) deriva dalla rinuncia e dalla libertà da questo desiderio.
- Il sentiero che conduce alla fine della sofferenza è il Nobile Ottuplice Sentiero di cui sopra.
Sarnath - Tempio Buddista |
Una enorme statua di Buddha nel tempio cinese a Sarnath |
2) - e sono sicuro che vi
eravate dimenticati che c'era un 2° motivo per la fama di Sarnath, a
questo punto - per il museo dove è ospitato il celeberrimo Capitello del Leone di Ashoka, scelto niente meno che come emblema nazionale dell'India.
Non solo: la ruota alla base del capitello, l'Ashoka Chakra che rappresenta il Dharmachakra buddista (ossia la ruota del Dharma) è stata posizionata al centro della bandiera indiana e figura pure su tutte le banconote e in mille altri posti.
Tornando a noi, posso dire che in generale il museo è molto bello e ricco di stupende statue buddiste di notevole pregio. E, in generale, Sarnath è un posto tranquillo e - relativamente - pulito che sicuramente vale la pena visitare.
Tornati in città, abbiamo, stavolta, FREGATO NOI LA GUIDA! Siccome ci aveva promesso il tempio di Hanuman in mattinata e invece ci ha portato al tempio di non ricordo nemmeno chi, l'abbiamo A) obbligata a portarci al tempio di Hanuman B) obbligata a portarci in un centro commerciale per la pausa caffè e C) obbligata ad estendere il tour di 20km e di un'ora.
Come abbiamo fatto? Semplicemente, abbiamo cominciato a menzionare dubbi sul prezzo concordato in precedenza e sancito che ne avremmo parlato in albergo con il Direttore. Che poi in effetti avessimo dei dubbi conta poco, dato che si tratta di tipo 2 euro a testa in più, roba su cui si può anche soprassedere, diciamo.
Grandissima vittoria per l'Italia che quindi pareggia!
Comunque, dopo un sacrosanto caffè che ci ha pienamente ritemprato, siamo andati verso il tempio di Hanuman.
Ora, il problema è che, essendo tardi - ormai fuori orario per il tour -, c'era già un traffico bestiale e quindi sperare di raggiungerlo direttamente in macchina era pura utopia.
L'autista poi non sembrava sapere benissimo come arrivarci e quindi gli chiediamo di smontarci nelle vicinanze.
"In quella direzione, circa 500 metri", ci fa.
Manca poco al tramonto, quindi ci incamminiamo di buon passo: non siamo proprio nella parte più turistica della città.
Poco più avanti vediamo un tempio rosso, affacciato su una piscina artificiale. Il dubbio se sia la nostra meta viene presto chiarito: "No, quello è il tempio di Laxmi, la dea della ricchezza. Ma il tempio di Hanuman è poco più avanti", ci fa uno.
Pochi altri passi e ci troviamo nella calca.
Tutti guardano una casa a lato della strada su cui stiamo camminando. Che avrà mai di così interessante quel rudere, ci domandiamo.
Beh, quel rudere, pare, era semicrollato il giorno prima, uccidendo una studentessa che ci abitava. E gira voce che il corpo sia ancora lì sotto. Alè.
Quindi, come gestire la cosa? Distruggono la casa. Tipo, adesso, mentre passiamo, e senza transennare niente. (o meglio, le transenne c'erano, ma la gente poteva passare lo stesso. Mah!)
Vabbè, passiamo oltre e via verso il tempio di Hanuman. Chiedo indicazioni almeno 10 volte prima di arrivare e passiamo 4 diversi templi che ogni volta, con nostra crescente frustrazione, si rivelano NON essere quello che cerchiamo.
Forse 3km dopo troviamo 'sto benedetto tempio di Hanuman.
Beissimo ciò! Proprio valsa la pena! |
Entriamo - senza macchinetta fotografica - "not possible madam" - e ci guardiamo intorno. Dentro tutto sommato non è male: un bel tempietto immerso nel verde e tante simpatiche scimmiette.
Che non amano Katia, e quindi le ringhiano e gesticolano contro.
"Katia, magari se la smetti di guardarle negli occhi o di accarezzare i cuccioli..."
Un tempio a caso |
Ebbene sì, mi ero dimenticata il punto 2!
RispondiEliminaContinuo a seguirvi con interesse...ma a me l'India proprio non ispira! XD